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al testo di Amina Narimi
Madremia
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Un indugio il colore delle sillabe, l’accento è un ritardo, e il culmine, nell’andamento claudicante del respiro; non è la cima dei monti all’orizzonte, o la profondità delle foreste, sono le pagine di un erbario remotissimo, dove ti metti con la lingua, per tacere.
Eppure un suono vibra, flebilmente, mentre porto l’acqua nel torrente in secca, se raccolgo i panni, quando taglio legna, io ti sento, nel silenzio, che disponi i tuoi rami con i fiori, al centro del mondo.
Nessun grande cielo a luccicare sulle colline di sasso, solo un andare tra fango e terriccio, da un sorgente a quell’altra- un ciuffo d’erba grigia, scie di nebbia che sfumano i contorni del mio semplice vestire, rendendo radioso l’odore delle pigne che hai bagnato - le cose si conoscono tra loro si frequentano il fontanile del tuo sentiero, la cerva da un solo fianco mostrando cosa appariva come un velo -
Il te bollente Mentre sorge la luna intiepidisce
Non il suo riflesso quando sfiora le labbra
Tanto da tacere già dentro la parola fra le maglie che si aprono per fremiti riassorbite sulla pelle, così chiara da non potersi trattenere in un pensiero- un semplice barlume lascia il posto al suo riflesso, e nel miracolo salato il cavo d’onda diviene un nuovo pieno- Madremia,
ho rispettato il giuramento da soli cinque giorni, sul focolare il minimo colpo farebbe cadere i ceppi, e le braci conserverebbero ancora la forma che ti ho promesso, cadendo, e in più la luce. Domani sei nata e il tormento si placa di colpo, come sotto il tiglio, quando ci respirava e si accostava a noi, per un lungo momento, aiutando i nostri fiori a schiudersi, indicando il sentiero possibile dei caprioli, il rifugio, la dimora dei girasoli per la raccolta dei semi. La speranza. Non è certo la morte ora a impedirci di credere all’eternità di ogni minima cosa, al suo nome - io credo- a ogni luogo dai mesi bellissimi, ai bambini qua e là, donne e fiumesse che si scambiano ricordi di albere e poesie improvvisate, con lacrime raccolte nel tutto della gioia, ad ogni tornante delle nostre braccia-
Da ogni fiore la promessa del frutto L’ultima brina
Lo spostamento immenso del freddo è questa onda che s’inarca da cinque anni fino al semplice tratto di schiuma, in migliaia di vite, stanotte, la nostra lingua,
la veduta di alberate ed un vapore annidato nella foschia che si disperde. Se oggi dico “ mi ami” e rispondi “ anche tu” , sbucano i verbi come la vita stessa se ripeto saltimbraccio, per amarti più veloce, magento, nel sorriso del tuo nome, senza aggiungere altro, Silvana.
Il te scaldato e il fuoco tutta notte Quante le veglie
Eccola al canto del suo canto. Ma lei risuona sotto dita in India di volanti Paradisi. (Indiavolati paradisi?). E adesso riposerà un poco, la belle... Michelle. Claudia. È un Sogno!
Non era ancora giunto il tuo commento Leonora, mentre scrivevo il mio ringraziamento ad ognuno di voi, ti ringrazio dunque sentitamente, per quanto lo scopo che ti indichi, mi faccia pensare a un desiderio che una volta raggiunto è consumato, quando invece lamore non conosce riposo e il nutrimento è inconsumabile
la tua mutezza, Klara, oggi è un canto vivo, grazie
Franco caro, grazie di cuore, leggere della tua attesa è un segno di attenzione che mai è mancato durante questi brevissimi cinque lunghi anni
Edi, ringrazio con emozione il tuo sentire profondo, al di là di ogni mancata metrica, oltre quanto si vorrebbe per dirsi poesia: la tua seconda vista, il sapore che giunge alla bocca, lodore che penetra il naso, la tenerezza che hai accolto fra le mani, fanno del tuo ascolto quello che il mio orecchio debole chiama un dono di acquabuona sgorgato dalle tue parole...Mammet da quando si è resa invisibile è un ederlezi ad ogni mio respiro, una piaga luminosa che non finisce di nutrirmi di gioia
Cara e amata Laura..il mio cuore è un orecchio debole che vibra nel tuo abbraccio, graziesempre
Gil Poetamio e fratelloamato, avviene in tutti noi, quando amiamo profondamente qualcosa e qualcuno, che si fonda sulla natura umana in virtù di qualcosa che naturale non è, io credo, come una crisalide, è la nostra anima, che disfa il suo bozzolo di terra e seta per uscirne a volo divorando il suo stesso corpo per trasformarlo in ali, barattando ciò che pesa con quel che vale a liberare la stessa gravità, per essere, più che per conoscere, per essere in comunione damore, volgendo lattenzione a qualcosa che non coincide mai con ciò che abbiamo dirimpetto, e a questa cosa, che ci illumina, credo sia votato il mio amore, rapito nel fuoco che lha reso invisibile e ardente, realizzando la distruzione più feconda della mia vita, il deserto più vuoto dove accoglierla e farla abitare, per intero
Grazie di cuore Salvatore, le radici delle albere sono in aria e le montagne polmoni nati in Tibet che galleggiano sullarca luminosa che nasconde lArarat
Domando scusa infine a tutti voi, per avere ceduto allemozione di incorporare al testo scritto la lettura con la voce della mia dedica a Mammet, una voce molto stanca, piena di fruscii e commozione, vi ringrazio dellaffetto mostrato, della comprensione, della bontà danimo che sento vivere in ognuno di voi fino a raggiungermi il petto con gioia
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Eun pocome se il tuo mondo fosse capovolto e le creature della terra vivessero su montagne galleggianti su oceani di sentimenti, passioni, emozioni: tutto acquista una luce diversa, un movimento dettato dallumoralità della sospensione e dun linguaggio che compenetra le cose, dando ad esse una nuova vita. Ela foresta che, viva, viene incontro al lettore, la montagna che se lo prende in groppa, portandolo in giro per il tuo mondo fantastico... Abbraccio dimmenso
È difficile dirne qualcosa, tanta è sacra la sua bellezza e la sua espressione; si va oltre la poesia e oltre il rapporto filiale: siamo lí, ma pure oltre quel confine naturale e culturale di una relazione a volte cristallizzata in modo negativo dentro i ruoli, siamo anche oltre il rapporto di due donne amiche tra di loro, qui siamo nella (misteriosa) comunicazione-comunione di due anime con il tratto squisito della femminilità nel cuore. È di questa relazione, tessuta sì con i fili doro dellamore materno e filiale, che il genio poetico della Narimi coglie profondità e bellezza, restituendone lindicibile e lineffabile, ché lamore radicale è fioritura dellAmore assoluto, in una teoria di versi e nel canto interpretativo della declamazione da togliere il fiato di chi legge e ascolta (o solo legge o solo ascolta).
Certo Franco e Klara, i rapporti importanti continueranno a vivere nel nostro cuore, per sempre. Ma ciò che manca e si evince molto bene nella poesia di Amina è il loro tutto, la presenza dei nostri cari, ciò che si è condiviso. I ricordi leniscono e insieme sanguinano. Gesù disse che i morti dormono profondamente, e dal sonno saranno risvegliati. Lo dimostrò con le diverse resurrezioni che compì sulla terra. La morte poteva essere sconfitta. Amina riabbraccera la sua Mammet.
Grazie Amina per questo bellissimo dono! Io in genere preferisco la poesia in versi rimati. Sento più forte il movimento dei sentimenti e delle emozioni, diversamente mi sembrano piccole opere in prosa, senza nulla togliere alla loro bellezza. Ma non cè dubbio che la tua sia poesia, unonda di sentire: occhi, bocca, naso, mani. Tutto il tuo essere muove le parole! Inoltre sei stata fortunata ad aver avuto un rapporto così ricco e profondo con la tua mammet da averti ispirato così! Molto emozionante anche la tua lettura.